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Fabulouskhate: Scomparso

testo per il catalogo dell’artista Fabulouskhate

IL FASCICOLO MEZZACAPO

Scomparso. La sola notizia certa. Alfonso Mezzacapo, portiere di notte e artista. E non per forza in questo ordine. Disordine è la parola che descrive meglio la situazione. Solo perché mi ero ritrovato per caso a passare la notte in un albergo, che guarda caso è lo stesso dove lavorava l’artista napoletano, si è inchiodati dal proprio giornale a scrivere un pezzo per la cronaca. Qualcuno li deve tappare i buchi, ma scrivere un pezzo di cronaca non è come scrivere un’introduzione per uno di quei maledetti cataloghi per artisti in cui tutto è bello, innovativo e l’italiano fa a botte ogni riga. Nottata in piedi a capirci qualcosa. Scomparire a Napoli: sai che novità.

Tutta la città scompare ogni santo giorno, non ci si può sorprendere per la scomparsa di una persona.

Forse ci si può sorprendere se la si ritrova. La questura mi ha permesso di passare a casa del Mezzacapo. Tipica casa di un’artista, anzi di un presunto tale. Disordine, ecco che torna, libri, riviste, pennelli, tutto sottosopra. No, nessuno era entrato a cercare qualcosa, ho la vaga impressione che sia carattere del giovane scomparso. Giovane e vissuto: una vita privata incasinata come un rebus scritto male e perciò senza soluzione. Anche gli sbirri che avevano cercato di spiegarmi qualcosa, si erano arresi.

“Solita storia dottò, femmine, figli, amanti, matrimoni e divorzi, in ordine sparso naturalmente”.

Ecco che tornava la voglia a qualcuno di mettere in ordine, e di questi bisogna aver paura di quelli che cercando di creare ordine.

Bel carattere però lo scomparso: di notte in albergo a lavorare, la mattina a fare quadri. Potevo fare due chiacchiere con i suoi amici, ma era tempo sprecato nel sentirsi dire le solite buone frasi di circostanza, che non avrebbero portato da nessuna parte.

“Belli i quadri? Non si può certo ignorarli!”. Mi volto di scatto e ti vedo un damerino che si muove molto meglio di me nelle stanze di Alfonso.

“Sbirro?”

“No”.

“Collega?”

“Di che cosa?”

“Che cosa fa allora per portare il pane a tavola?”

“Ah, capisco, sono il gallerista di Alfonso”.

“Cioè fa il muratore? (battuta stupida, ma non ero riuscito a trattenermi nel detestarlo a prima vista)”.

“Certo che scrivere notizie di cronaca non le fa guadagnare molti soldi, altrimenti il suo umore sarebbe migliore, dovrebbe provare a scrivere le introduzioni per i cataloghi d’arte, quelli fanno guadagnare bene”.

Ci risiamo con i buoni consigli sulla scrittura.

“Mi dica allora come era l’umore del Mezzacapo prima di scomparire?”

“Non era certo triste, immagino cosa pensa, ma l’ho scoperto io e l’ho pagato sempre bene, per quanto un gallerista può fare, noi li scopriamo e ci mettiamo le prime spese, comunque stava di buon umore e i suoi quadri vendevano, anche nella famosa America. Eh, lì si che si possono permettere l’arte, l’essenza del superfluo. Mica come qua a Napoli, con la disoccupazione che ci sta, chi sborsa 5000 euro per un donna dipinta che ti invita a scopare?”

“Mi sembra molto più della pubblicità colorata, per la verità che arte”

“Ma le piace, giusto signor cronista? Alfonso aveva il dono di colpire al cuore la gente normale, senza offesa però!”.

“Quindi a lei gliene veniva soltanto per la vendita”.

“Non solo, è bravo vede, non si faceva tutte quelle seghe mentali sul concetto di arte, anzi a dirla tutta era il mio artista più onesto con la gente. Non li imbrogliava, parlava la loro stessa lingua, voleva divertire e far star bene, far sognare. Donne belle, non perfette, fatte con le mani, senza pennelli il più delle volte. Invitanti. Il sogno di tutti gli uomini e anche delle donne. Frasi semplici, messe al posto giusto, che invitano ad una lussuria pura e genuina, mai volgare, serena, potremmo dire. Vede Alfonso si divertiva come il matto quando alle mostre le teste si assiepavano tutte davanti ai culi o alle tette. Sa quante volte l’ho visto sorridere silenzioso, certo mai quanto arrivava il momento del mio assegno”.

“Dovrebbe scriverli lei i cataloghi, non c’è male come esposizione devo ammettere, ma questo non mi dice niente di utile per il mio articolo”.

“Ne conosco troppi di artisti che si danno alla macchia, forse è una trovata pubblicitaria, chi lo sa. Comunque mi sta simpatico, e se vuole si prenda un quadro quando va via. Quando torna Alfonso e se torna, ci penso io”.

Ero rimasto da solo, io con tutte quelle donne ammiccanti intorno a me. Napoli, il caos fuori dalla finestra. Una mandata e tutto il mondo va a farsi fottere, ma il rumore a Napoli è più forte di qualsiasi PVC. Non è male il Mezzacapo, ha le bottiglie di liquore al posto giusto e in fin dei conti i suoi quadri non sono noiosi. Ma non saranno mai veri. Una donna così conturbante che ti vuole?

Che stronzata.

Infatti è solo un quadro, anche ben fatto, ma io di arte non ne capisco niente.

Rovisto tra le carte, un pass per la biennale dell’arte dei giovani a Napoli, o qualcosa di simile. Appunto di Alfonso: “Andate a cagare”.

Sempre più simpatico. Poi finalmente lo vedo in faccia. Una foto in un libro, “Viaggio al termine della notte” di Celine. Tipico esponente della razza del sud. Quasi faccia da cinema. Capelli neri folti, ben tirati a lucido, catenina d’oro, sguardo ammiccante. Ha tutto per essere volgare, ma non lo è. Non è una faccia con cui scherzare, quello che si vede è vero. Mi siedo su una sedia. Fa caldo, non tanto, ma il pomeriggio sarà torrido. Devo scrivere un pezzo sulla scomparsa di un’artista. Vorrei trovarlo invece, fare un’indagine fatta per bene. Almeno gli chiedo direttamente a lui un quadro in regalo. Ma le strade sono due: se è andato di sua volontà e nessuno lo troverà o lo hanno fatto scomparire. Ha ritratto la moglie di qualcuno che non doveva? L’ha ritratta e poi l’ha portata a letto? A Napoli incontrare una persona sbagliata è molto facile. Forse come il pittore americano Ausgang era coinvolto con dei narcotrafficanti? Mi ricordo l’intervista con Ausgang, simpatico. L’unica volta che ho avuto a che fare con un’artista. Sempre fatto di droghe varie, e indubbiamente geniali i suoi quadri. Amava ripetermi che la vera vendita era o per una multinazionale o a un narcotrafficante. Perché solo in questi due casi si vedevano i veri soldi. Ho la sensazione che Alfonso sia simile ad Ausgang: divertirsi guadagnando, bevendo e scopando. Il sogno di tutti che, riesce solo a pochi eletti.

No, non sarei riuscito a scrivere niente di decente su questa storia. Forse venti righe in quinta pagina, niente di più. E credo che stia bene anche ad Alfonso che nessuno disturbi il suo silenzio da meridionale che guarda lontano. Dovrei andarmene, ma non lo faccio. La polizia mi ha dato il benestare per tutto il tempo che occorre alle mie ricerche. Mi siedo, sul divano questa volta, la stanchezza mi sta assalendo al collo. Perché una di queste splendide donne non esce dal quadro e mi massaggia la cervicale e mi racconta di Alfonso, così devo prendere solo appunti?

Beh, ci sei riuscito artista napoletano, sto parlando con uno dei tuoi quadri. Certo che se erano tutti cubi e linee astratte me ne sarei andato già da un pezzo, ma sono dei gran pezzi di femmina, e credo che sia il caso di rimanere ancora un poco in compagnia loro. Tanto non si lamentano di me.

Bon Voyage e fanculo alle introduzioni e agli articoli!

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