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Intervista con Uros Djuric

4 marzo 2002

Dopo aver intervistato Sasa Zograf da Pancevo e Boris Kovac da Novi Sad, Clorofilla intervista da Belgrado, capitale della Serbia Uros Djuric. Personalità multiforme della cultura serba. Pittore che ha esposto in tutta Europa, ma anche attore, agitatore culturale e conduttore di programmi su B92, la più famosa radio serba, chiusa dalla censura del regime di Milosevic durante la guerra Nato. Uros Djuric ci riferisce non soltanto delle ferite lasciata dalla guerra ma anche dello stato di salute della cultura in Serbia, con ironia e chiare prese di posizione.

Che cosa è stata per te l’esperienza della guerra?

“E’ stata un’esperienza assurda e pazzesca. Non sto parlando della guerra così come la conosciamo. E’ stao invece uno sguardo nel futuro. La maggior parte di noi ha vissuto un’esperienza difficle da testimoniare. Possiamo dire che il tutto era perfettamente controllato e non li potevi neanche vedere. Stavano in aria con i loro aerei tutto il tempo, per 78 maledetti giorni e maledette notti. Aerei, missili, volantini, abbiamo avuto anche la TV della Nato che ci ha portato “la verità”. Hanno distrutto tutto, hanno ridotto in macerie città, ponti, strade, fabbriche, centrali elettriche, industrie chimiche ma soprattutto vite umane! Sembrava tutto irreale. Tutta la nazione è stata rasa al suolo, ma siccome nessuno se ne è curato di tutto questo, e dopo un poco cominci ad abituarti a vivere con tutto questo, addirittura ti diverti. La merda arriva dopo che tutto finisce. Tantissima gente è morta in questi tre anni dopo la guerra. Sindrome post traumatica. Muoiono quasi di niente! E’ una catastrofe nazionale. L’immagine della nostra società sta cambiando drammaticamente. E’ un processo che non finirà presto”.

Che cosa è oggi la vita a Belgrado?

“Non saprei dirti. Penso noiosa. Non ci sono più misteri. E’la vita quotidiana in transizione, soltanto che questo accade dieci anni dopo”.

E’ in atto il processo che vede Milosevic imputato, cosa ne pensi?

“Lo adoro questo processo, è un grandissimo reality show. Regole mafiose su ambedue i lati che si fronteggiano. Fondamentalmente è disgustoso e molto pretenzioso, ma è una sorta di gioco che è parte integrante del cattivo teatro che sa inscenare soltanto la politica. La cosa triste è che quel figlio di puttana di Milosevic è colpevole, ma se consideriamo il contesto in cui è inserito, Milosevic è innocente come un agnellino! Questo processo naturalmente non risolevrà i problemi della Serbia perché sono più vecchi dello stesso Milosevic”.

Come si presenta la scena artistica oggi a Belgrado?

“Non c’è niente che dia un aiuto. La scena artistica in se stessa è povera ma dinamica ed eterogenea. Mancano i fondi. Se sei un corridore sulla lunga distanza, sopravviverai in qualche maniera. Non ci sono aiuti governativi, nessuna infrastruttura. Comunque puoi trovare qualche brillante artista che lavora nelle condizioni più strane ed assurde”.

Lavori per radio B92, come era il clima all’interno della stazione radio durante il regime?

“E’ stato un divertimento continuo, anche durante i periodi più duri. Si parlava sempre di tutti i divieti imposti, continuatamente, giorno dopo giorno. Questo è il ricordo più vivido che ho”.

Ci puoi parlare di Remont, l’associazione artistica indipendente che hai fondato?

“Sono tutti gangsters color che partecipano a Remont. Non credono in Dio e nel comune senso del pudore. Hanno avuto tutti il lavaggio del cervello durante il Comunismo. Credono che l’arte moderna abbia qualche missione da compiere in una società allo sbando, come ristabilire degli standard di vita normali. E’ tutto insensato”.

Prossimi progetti?

“Ho chiesto ad un certo numero di artisti internazionali, critici e coloro che sono coinvolti nella pratica artistica del vecchio blocco comunista est europeo di partecipare alla quarta parte del progetto Populista, intitolato Pionieri. Ritrarli tutti con una sciarpa rossa al collo, come si usava durante l’era socialista appunto per i piccoli pionieri (una sorta di boy-scout dell’est). I membri dell’arte visiva contemporanea mondiale sono i veri pionieri di oggi, perchè si battono tenacemente per quello in cui credono sin da bambini. Le recenti mostre e i recenti scritti provenienti dall’ovest hanno cercato di inserire l’arte centro-orientale europea in uno schema che risulta essere falsificato. L’ovest ha “scoperto” l’arte centro-orientale soltanto nei tardi anni ’90. Rimettere questa sciarpa rossa al collo significa creare un gesto di opposizione contro gli stereotipi della cultura occidentale sull’arte europea orientale. Noi siamo già passati attraverso una nullificazione delle coscienze durante il socialismo e questo non vogliamo che si ripeta più, perciò dobbiamo evitare che gli stereotipi della cultura occidentale livellino anche la nostra cultura, ancora una volta. Quando riuscirò ad organizzare questo appuntamento fotograferò tutti questi artisti con questa sciarpa rossa per poi unirli in una sorta di collage”.

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