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Le chiese della mafia nigeriana

Castelvolturno, sette mesi dopo la strage di San Gennaro. La sera del diciotto settembre 2008, i Casalesi uccidono Antonio Celiento, gestore di una sala giochi,  con numerosi precedenti penali. Gli sparano addosso sessanta proiettili. Venti minuti dopo, altri centocinquanta proiettili massacrano sei immigrati di colore: tre ghanesi, due liberiani, un togolese.  Dopo il rumore, il nulla. Mille teorie elaborate, quella verosimile una: la compravendita di una partita di droga andata male. Si parla di centomila euro sottratti ai Casalesi. Castevolturno è assolata. Le prime giornate primaverili sono afose, polverose, già estive. Il sole splende, eppure la maggior parte degli africani cammina incappucciata, vestita pesantemente, grandi rosari al collo, sorta di rapper cristiani. Tossici che hanno freddo. Sulla Domitiana passano in continuazione carabinieri, polizia e militari con le loro camionette. Per ogni camionetta di soldati, c’è una macchina delle forze dell’ordine. Passano così spesso che viene il dubbio che girino alla rotonda più avanti e tornino indietro tutto il tempo. Posti di blocco: nessuno. Migliaia di immigrati camminano, scendono dagli autobus. Non si controllano i documenti di nessuno, e nessuno si chiede se hanno bisogno di qualcosa. L’indifferenza brilla alla luce del sole. Basta incamminarsi per le strade di Destra Volturno, la parte che costeggia il mare, e si ritrova lo squallore di sempre. Case distrutte, discariche di immondizia disseminate dovunque. Il Terzo Mondo nel cuore dell’Italia. Su un cancello una scritta emblematica: “Se hai problemi a Destra Volturno, viene da O’Professore”. Eppure in questo nulla sociale saltano all’occhio le decine di insegne di chiese evangeliche, pentecostali. Nomi inglesi, roboanti, che incitano alla fede: Fire Word (Parola di fuoco) Christ The Rock of My Salvation Ministries (Ministri di Gesù la roccia mia salvezza) Deeper Life Christian Ministries (Ministri di una vita cristiana più profonda). In una comunità di 21.000 residenti bianchi, 2000 immigrati regolari e probabilmente oltre 10.000 clandestini, si contano quasi quaranta chiese. Come nascono queste chiese, qual è la loro missione, e cosa si nasconde dietro le insegne della salvezza divina? Alcuni fondamentali punti di partenza: non esistono pentiti della mafia nigeriana. Ci sono pentiti di tutte le criminalità in Italia, meno che di quella nigeriana. Basterebbe anche poco per convincerli, un permesso di soggiorno, un lavoro al nord. Nulla. I nigeriani controllano lo spaccio della droga. Ma in forte ascesa ci sono i ghanesi che sgomitano per farsi strada. Ed anche i Liberani. Questi ultimi spalleggiano i nigeriani, attraverso una continua delazione dei ghanesi: denunce, segnalazioni, lettere anonime. La camorra gestisce il territorio, ma con un sistema che la distacca sempre più dai pericoli della strada. Chiunque vuole entrare nel business della droga è libero di farlo, basta pagare la dovuta quota ai clan camorristici. Penetrare in questo tessuto criminale e disperato allo stesso tempo risulta quindi essere complicatissimo. In una zona in cui la parola economia non vale niente, il richiamo criminale è prepotente. Come si entra nel business della droga? Fai battere qualche ragazza, accumuli una piccola somma, compri eroina a basso costo in Nigeria, la spacci sulle strade della Domitiana, paghi la quota alla camorra locale. Partendo dall’anello più debole, le prostitute si può comprendere il ruolo opaco di alcune di queste chiese. Dall’altare la predica è tutto amore, Gesù e companatico. Finita la funzione, però, i sedicenti pastori, avvicinano le ragazze che battono in strada e ribadiscono la validità dei riti voodoo subiti: “se non obbedisci al tuo capo, la tua famiglia morirà”. Si salda il primo anello che produce ricchezza. Come si diventa pastori? Alcune volte la chiamata arriva via sms, come riferiscono dall’altare. Anche la chiesa è tecnologica. Ti svegli la mattina è puoi essere ciò che vuoi: Bishop (vescovo), Prophet (profeta), Apostle (apostolo), General Overseer (supervisore generale). All’appello, finora manca solo il Pontifex Maximus. Un lavoro come un altro. Il pastore di Fire Words, prima di buttarsi nel campo religioso, gestiva un negozio di alimentari. Gli affari non andavano bene. Decide di trasformare il suo negozio in una chiesa. Gli affari vanno a gonfie vele. Macchina nuova, abiti nuovi. Gli affitti che pagano le chiese variano da poche centinaia di euro, fino a qualche migliaio di euro. La differenza c’è e si vede: sedie di plastica nelle prime, comode poltroncine nelle seconde. Le chiese sono sostenute dai soldi dei fedeli. Le notizie raccolte sul campo indicano un 10% dei propri guadagni mensili versato da ogni fedele. Ma 10% di che cosa? Dei 20 euro giornalieri guadagnati a nero lavorando nella periferia casertana e napoletana, o il 10% dello spaccio di droga? Le poltroncine come si pagano? Le chiese evangeliche diventano un forte aggregatore sociale, e la chiesa/clan più grande comanda sulle altre. La grandezza di ogni chiesa si evince dai soldi che riesce ad accumulare mese dopo mese e dal numero dei suoi seguaci. Forte il sospetto che queste chiese siano un paravento, che servano anche per organizzare le strategie per lo spaccio della droga e il controllo della prostituzione. Possibile, quindi, che qualcuno si improvvisi latore di parole di salvezza con tanta semplicità? Indicativa è la storia del vescovo Johnson. Spacciatosi per un alto prelato nigeriano, aveva affittato un capannone un ex panificio di 3000 metri quadri. Denominata CIA, Centro Immigrati Assistenza. Fatti stampare migliaia di volantini in cui prometteva assistenza legale e permessi di soggiorno. Sul volantino la scritta Caritas a caratteri cubitali. Smentito dalla Caritas Diocesana, Johnson invocava il diritto di usare la parola nella sua accezione latina. I servizi della CIA, però, erano a pagamento: 150 euro a testa. Testimoni diretti hanno parlato di file interminabili nella stanza del sedicente vescovo. La chiave di volta è la disperazione. Una profonda disperazione che spinge questa massa umana di colore a inseguire ipotetici paradisi in terra, ad obbedire alla ritualità animista che soggioga le donne. Le forze dell’ordine non entrano in una chiesa. Così, mentre si dibatte se per aprire una moschea si debba fare o meno un referendum, nessuno si preoccupa del moltiplicarsi di queste insegne. Due i motivi: tutto ciò che arreca la parola cristiano non spaventa gli uomini bianchi. I nigeriani lo hanno capito perfettamente. Secondo motivo è il completo non dialogo tra le due comunità, quella di colore e i bianchi. Nessun punto di contatto. Non interessano tutti quegli uomini e quelle donne e i loro bambini di colore. Stanno lì. Fanno ciò che vogliono e hanno iniziato a comprendere l’atteggiamento della camorra: nel silenzio si prospera. Nell’indifferenza si muore. E sotto il sole del Sud ora ci sta tanto Stato. Arriva alla rotonda e torna indietro.

left avvenimenti 17 aprile 2009

hanno collaborato Jean- René Bilongo e Vincenzo Ammaliato

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