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Valentina Nappi: la dignità culturale del porno


Valentina Nappi: la dignità culturale del porno

intervista di Sergio Nazzaro 

Una menzogna per proteggere la propria verginità, ha scatenato violenza a Torino. Eppure non si è accesso nessun dibattito sul tema di come certa ideologia sulla sessualità nazionale sia foriera di gravi scompensi nella gioventù italiana drogata a smartphone e veline.

Valentina Nappi, al contrario, è una giovanissima porno performer napoletana, con idee chiare sulla sessualità che cerca di traghettare il mondo del porno italiano verso nuovi approdi. 

Porno, performer, napoletana: queste sono le parole con cui si descrive, puoi spiegarci la valenza e l’importanza di ognuna di essa? 

Su “porno” devo innanzitutto fornire un chiarimento. Nella caratterizzazione del significato usuale del termine (che è quello che si trova ancora oggi sui vocabolari), gioca un ruolo fondamentale il concetto di “oscenità”. Io credo invece che il porno, in sé, oramai non sia più osceno. E che non lo sia più da molto tempo. E questo è un problema. Un problema che non si può risolvere inventando nuove “acrobazie” o nuovi tipi di contenuti “estremi”. Per far sì che il porno scandalizzi, oggi, non servono nuovi contenuti ancora più “spinti”. Serve, invece, che il porno acquisisca dignità culturale e sia collocato accanto alle pratiche umane “colte” legate alla funzionalità, quali ad esempio il design e l’architettura. Questo sì che sarebbe oltraggioso, per i benpensanti! Non sto dicendo che il porno debba essere arte, ma semplicemente che, al pari di tutto ciò che ha una funzionalità (una sedia, una pinzetta, un tagliaunghie) possa essere progettato e realizzato più o meno bene, con maggiore o minore cultura (credo molto nella valorizzazione della cultura che c’è dietro tutto ciò che è funzionale: cultura non è solo quella del poeta o del giurista, ma anche quella del sarto o del massaggiatore). “Porno” quindi significa per me soprattutto dedizione assoluta, e con pochi fronzoli, alla funzionalità (che è quella di dare piacere sessuale). Funzionalità, come dico spesso, estremamente complessa (perché complessa è la sessualità umana).
Mi sono definita “performer” perché quello che io produco non è un maglione o una giacca, ma azioni. Certo, c’è la registrazione. E quindi il prodotto diventa la registrazione. Ma a me piace pensare di esserci io, lì, presente, a fare la mia performance ogni volta che qualcuno mi guarda in un porno registrato. So che non è così, che il medium è anche una barriera, ecc., ma io vorrei avvicinarmi quanto più è possibile a dare l’idea della “presenza”, qualunque sia il medium. Io mi farei toccare le tette dal mondo intero (o quasi!), se fosse possibile…
Quanto a “napoletana”, beh, sono napoletana. E mi piacerebbe sfatare il mito della napoletana tradizionalista, pudica e monogama. Mi piace pensare che il sangue partenopeo sia quello degli antichi pompeiani, e Pompei all’epoca voleva dire raffinatezza, edonismo, lussuria…

Lei si è presentata da subito con il suo nome e cognome, senza nascondersi dietro uno pseudonimo, perché questa scelta così netta? 

Perché credo fermamente in quello che faccio e ne vado fiera. Mi vergognerei di me se svolgessi un’attività che dovessi nascondere.

L’ostracismo della sua famiglia è stato netto, fino all’affermazione: “preferivo saperti drogata”. La droga è preferibile al porno? 

Per il gregge, evidentemente sì.

Lei ha scritto, sulla sua pagina di facebook diversi concetti, mi ha colpito molto: “Io sono infinitamente più importante di un pur importantissimo ricercatore da laboratorio, perché dopo di me il Cibo per l’inguine avrà la stessa dignità del Cibo per la mente e del Cibo per l’anima”. Me lo può approfondire? 

Ho il massimo rispetto per i ricercatori da laboratorio. Ma, come diceva Kuhn, loro fanno “scienza normale”. Io invece vorrei contribuire a quello che, sempre usando le parole di Kuhn, auspico sia un “cambiamento di paradigma”. E un cambiamento di paradigma è infinitamente più importante della, pur importantissima, ordinaria amministrazione. Qual è il paradigma che deve cambiare / sta cambiando? Quello della separazione tra l’ambito intellettuale-spirituale e quello pulsionale-materiale. Al cambiamento stiamo già assistendo: si pensi all’alta cucina, a Ferran Adrià. Fino a non molti anni fa, sarebbe stato inconcepibile attribuire un simile valore cognitivo all’opera di un cuoco.

Ancora una sua citazione: “non sono l’ultima di oggi, ma la prima del domani”. 

Significa che non mi vedo come l’ultima (o penultima, terzultima…) espressione di un movimento che viene dal passato, ma come la prima di un movimento futuro. Ad ogni modo, spesso c’è continuità fra le due cose.

Lei ha assunto anche una presa di posizione netta sui fatti di Torino, la paura di una verginità perduta ha scatenato violenza gratuita. Il sesso ha questa valenza così retorica e conservatrice da provocare l’incendio di case? 

L’incendio di case è dipeso dalla bugia (e dal fanatismo degli “esecutori”). Ma una bugia del genere, una bugia così pesante, non si dice se non si ha MOLTA paura. Per questo chi dice che oramai esiste la libertà sessuale o è cieco o è in malafede.

Recentemente, soprattutto dopo le “notti di Arcore” si è accesso il dibattito sul femminismo e le donne: da una parte giovani rampanti, dall’altra femministe arrabbiate, manca qualcuna a suo avviso in questo quadro? 

Certo dibattito femminista non mi appassiona. C’è il femminismo serio (e interessante): non è questo il caso.

Il sesso è sempre ricercato, desiderato, ma di poi osteggiato nei comportamenti pubblici, qual è il problema o il retaggio negativo che si trascina? 

Ci siamo evoluti (e la nostra cultura si è evoluta) per tempi lunghissimi in contesti tecnologicamente molto diversi da quelli in cui viviamo. In assenza di adeguate tecnologie contraccettive, è effettivamente immorale – e dannoso per la società – il sesso libero in una società in cui è necessario un lungo e laborioso accudimento dei figli da parte dei genitori (diverso è il discorso quando è possibile un accudimento di gruppo). Certe leggi morali e religiose sono nate per ragioni pratiche. Ora che tali ragioni pratiche sono venute meno, esse sopravvivono per inerzia, pur essendo contrarie alla razionalità. Per questo la razionalità deve fare un po’ la “guerra” al mondo, e quelli che sono indietro (bigotti, ignoranti, ecc.) devono giocoforza soffrire perché il progresso contrasta con le loro abitudini e con la loro cultura radicata. Ovviamente costoro reagiscono con violenza. Ma prima o poi finiscono annientati.

Il suo spaziare intellettivamente quanto l’aiuta nel mondo del porno e quanto invece è visto come la costruzione artefatta di un personaggio? 

Proprio perché non sono un personaggio costruito, non mi pongo il problema di quanto mi aiuti essere in un modo piuttosto che in un altro. Sono come sono: se “funziono”, bene, altrimenti è giusto che soccomba.

Esiste la solitudine nella vita di una porno performer? 

Né più né meno che nella vita di qualsiasi altra persona.

Se la paragonassero a Moana Pozzi, cosa ne penserebbe? 

Sono molto diversa.

La sua persona avrebbe suscitato interesse se non avesse scelto la carriera nel mondo del porno, e perché questo diventa un punto di svolta nell’interesse verso qualcuno soprattutto se è una giovane donna (come lo è anche questa intervista)? 

Perché è una scelta difficile e, oggi, economicamente poco gratificante. Pertanto è una scelta rara. Da qui l’interesse.

Immagino che sia appassionata di lettura, quale libri consiglierebbe? 

Non sono appassionata di lettura. Mi interessano degli argomenti, delle discipline. Non la lettura in quanto tale.

Tra Bela Bartok e Maurice Ravel, chi ha la sua preferenza?

Sono due grandissimi, immensi compositori. Intravedo una maggiore grandezza in Bartók, ma Ravel è più nelle mie corde.

Il blog di Valentina Nappi:

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