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Castel Volturno: il sangue innocente di Mary, 7 anni

Foto di Giovanni Izzo, testo di Sergio Nazzaro (pubblicato su agoravox.it)

Mary, bambina ghanese di 7 anni è stata uccisa a bastonate in testa e poi gettata in un fiume. A Castel Volturno, provincia di Caserta, dove la maggioranza non è più bianca. L’assassino presunto è Osuf, anche lui ghanese, senza fissa dimora. Mary stava giocando nel cortile della casa del padre, liberiano, e della sua nuova compagna. La ricostruzione vede Osuf, per suoi squilibri mentali, entrare nel cortile della casa, bastonare Mary, prenderla in spalla e scaraventarla nelle acque nere e tossiche dei Regi Lagni che scorrono lì vicino. La madre naturale di Mary, Bose Atta, non crede a questa ricostruzione. Osuf, sì uno strano, vagabondo, ma non violento. Forse un’altra mano ha ucciso e ha coinvolto Osuf. A Castel Volturno si consuma una tragedia umana, africana. Se fosse stato un bianco a commettere l’atroce delitto, si sarebbe scatenato l’inferno, perché i bianchi sono in minoranza. Ma tensione c’è stata lo stesso, l’ambulanza assaltata. Perché basta un nulla per incendiare Castel Volturno e la sua povertà sociale. Un delitto tra neri, questa la voce con cui è stato classificato. E oltre gli interrogativi permane la dimenticanza di un territorio ferito, abnorme, che vive occultato all’attenzione nazionale. Tra sforzi per nuovi e maestosi porti turistici, gli allenamenti del Napoli, e il dolore della comunità africana. Dolore lacerante, di una comunità troppe volte facile preda dei media e delle loro visioni criminali, perché si vende una copia di giornale in più.Le foto del funerale di Mary sono una testimonianza tragica di Giovanni Izzo, uno dei maggiori fotografi italiani. Uomo che vive la pietà e la compassione di una terra ferita. Un reportage da dentro, dalla sua vicinanza con la comunità africana, da anni di reciproca conoscenza. Fotografia testimone, non furto, o grido sguaiato ad effetto nella comunicazione odierna. Davanti a queste immagini, anche la parola deve fare un passo indietro, per lasciare spazio alle proprie domande, ai tanti dubbi, alle poche risposte e soprattutto al silenzio. Già, il sangue non distingue il colore della pelle.

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