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Dubai Confidential: Articolo 21

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Recensione di Dubai Confidential di Pietro Nardiello

Per comprendere gli obiettivi che Sergio Nazzaro in “Dubai Confidential”, dato alle stampe per i tipi Elliot, vuole raggiungere bisognerebbe immediatamente leggere l’ultima pagina quando il suo compagno di viaggio, un tale di nome Valentino, dichiara nella lettera a lui inviata “che aveva bisogno di raccontare la propria storia al primo che passava, e che sentiva il bisogno di dire tutto perché essere i soli a sapere non protegge”. Questo sintetizza tutta la filosofia dell’autore che da sempre sente il bisogno di raccontare le storie vissute, quelle che puzzano di fango e sangue di periferia o di quelle incipriate di soldi e cemento. In pratica le une figlie delle altre. Chiarito questo possiamo dire che il racconto reportage, che qui non ha nessuna pretesa di farsi romanzo, scorre alla lettura velocemente e senza intoppi. Nazzaro ci racconta la Dubai capitale degli investimenti immobiliari, dei grattacieli più alti, del lusso più sfrenato, la città con più gru e puttane al  mondo.

Un luogo dove oramai l’oro non è più rappresentato dal petrolio ma dal mattone, dove crea interesse qualsiasi cosa possa creare danaro e dove la gente non lavora ma fa affari, non vende ma commercia. Lo fa senza edulcorazioni ma con il piglio del giornalista capace di osservare e di vivere i luoghi. La sua analisi è profonda, mai superficiale. Nel lontano Medio Oriente non manca di annotare dei paralleli con la propria Terra Madre perché anche qui, così come a Napoli, “il ritardo è incorporato nelle ventiquattro ore della giornata”.

Ma quello che a Nazzaro preme e non poco è rappresentato da quelle enorme traffico umano controllato dalla mafia indiana, tutte quelle maestranze capaci di innalzare verso il cielo intere città senza mettere molto acciaio nel cemento.  Una speculazione edilizia figlia del sensazionalismo capace di vendere il nulla. Ma l’indagine di Narrazaro si spinge oltre, cerca, come sempre, di far ragionare chi legge, di alimentare curiosità porgendo sul tavolo i tanti interrogativi affamati di una risposta. Per finire, dunque, nelle pagine conclusive si domanda come mai il sultano di Dubai Qaboos nei mesi scorsi sia  venuto in Sicilia? Solo per pubblicità o per l’acquisto di una banca? Dubai e la sua fame di denaro unita alla crisi economica è più vicina all’Italia di quanto si possa pensare.

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