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MafiAfrica: Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno

Recensione di MafiAfrica di Salvatore Romeo

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Una mafia silenziosa, quasi invisibile. Eppure crudele ed efferata come poche altre organizzazioni criminali al mondo.  Nella gerarchia internazionale del narcotraffico è riuscita a scavalcare persino cosa nostra e camorra. Fa affari miliardari con la tratta di esseri umani dall’Africa verso l’Occidente: un flusso inarrestabile di donne, uomini e bambini, ridotti in semischiavitù a pochi chilometri dai centri scintillanti delle città italiane. Ciononostante la mafia nigeriana non è mai riuscita a conquistare per sé nemmeno i sommari dei telegiornali. Per l’opinione pubblica semplicemente non esiste. I giornali riducono il fenomeno a piccole bande disorganizzate e disperate. Il fatto è che il network criminale dei nigeriani è troppo poco pulp per l’assopito pubblico italiano: rarissime sparatorie, nessun padrino eccentrico, vive nel mondo delle periferie italiane, che i media tendono sempre più a far scomparire. Per questi motivi, “MafiAfrica”, libro di Sergio Nazzaro, pubblicato da Editori Riuniti, ha un valore di testimonianza sconfinata. Il giovane scrittore casertano, già autore del pluripremiato “Io per fortuna c’ho la camorra”, ci fa guardare negli occhi, accarezzare e toccare tutte le prove: in Italia la mafia nigeriana esiste eccome, dimostra Nazzaro.
Mai nessun italiano prima di lui si era avventurato nei meandri dell’organizzazione criminale nigeriana. Lo scrittore campano è riuscito ad affrontare l’argomento non da osservatore esterno ma piuttosto da “speleologo”. Nazzaro accompagna il lettore in un viaggio verso l’inferno, che fa tappa nei covi dei narcotrafficanti, nelle “prigioni” delle prostitute, nelle adunate dei riti voodoo. Un tour degli orrori che attraversa le lussuose abitazioni dei boss, le cliniche private romane dove le nigeriane sono costrette ad abortire, le degradate piazze dello spaccio di periferia e i salotti ben ammobiliati della borghesia «che ama la coca e le puttane». E come guida tra i gironi criminali lo scrittore casertano sceglie per il suo lettore un Caronte d’eccezione: Jean, affiliato al network nigeriano. I suoi monologhi, riportati come flusso di pensiero joyciano, intermezzano i vari capitoli e danno a chi legge gli strumenti essenziali per orientarsi. Dunque è di grande originalità anche la forma che l’autore ha trovato per narrare tutto questo. Nazzaro alterna il linguaggio secco e ben documentato dell’inchiesta giornalistica a uno stile curato, incalzante e mai banale degno del miglior noir d’autore. Ma al di là del modo in cui è scritto, “MafiAfrica”, a differenza di molti altri libri sul tema delle mafie, non è una semplice drammatizzazione degli atti giudiziari sul tema. Ogni pagina è vivificata dalle testimonianze dei protagonisti e dalle esperienze dirette dell’autore, che, per mesi, ha percorso chilometro per chilometro la Domitiana, che spacca a metà Castel Volturno, «sede operativa della mafia nigeriana in Europa».

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