Mc Mafia le mafie nella storia del fumetto: mostra e catalogo. Composta di tre sezioni, la seconda dedicata al rapporto tra satira e mafie è curata da Sergio Nazzaro e Gianpiero Caldarella.
Satira nostra, ovvero vignette di famiglia
(dialogo tra Gianpiero Caldarella e Sergio Nazzaro)
Secondo te sta più in salute la satira o la mafia?
Giudicate voi. Di mafie si parla sempre meno, Cosa Nostra si è inabissata da tempo e continua a fare grossi affari. Di satira si parla spesso ma se ne vede poca, forse è morta, almeno per quanto riguarda i giornali che la riempivano, ma nessuno si è preso la briga di metterci una lapide sulla tomba. Certo, non è cosa che possono fare i vignettisti. Per quello che guadagnano, significherebbe riempirli di debiti più della Grecia. Servirebbe che lo Stato aprisse gli occhi e difendesse qualcosa che è parte della cultura del suo popolo, come l’opera lirica o il teatro dei pupi. Ma lo stato di salute dello Stato non è in ottimo stato. Quindi diciamo che servirebbe un mecenate, o come si dice al giorno d’oggi, uno sponsor. Peccato che non se ne vedono tanti in giro. Chissà, magari un giorno la mafia.
Le vignette sulla mafie alla fine lasciano un punto interrogativo o delle certezze? Sono più simili a delle inchieste-profezie o a delle sentenze-editoriali? Per dirla in un altro modo, il lavoro del vignettista è più simile a quello di un pm o a quello di un giudice?
Credo che i vignettisti abbiano piena visione dei fatti e dei patti scellerati, che possano indagare liberamente e in fin dei conti esprimere con vignette mute quello che il pensiero di tanti non azzarda neanche a pronunciare. Non voglio toccare il concetto di verità, ma la satira sulla mafia ha fatto un lavoro non solo di decostruzione dei miti mafiosi e politici ma di svelamento delle verità ovvie e quindi si è presa in giro due volte.
La mafia però non ha mai sparato in una redazione di satiristi vignettari, bisogna dirlo. Ci sono più querele dai politici che dai mafiosi per un disegno. Non sarà che i mafiosi in fondo in fondo hanno un animo dedicato al disegno che sia stragista o strategico?
I mafiosi non sono dei fanatici estremisti ma dei pragmatici intrallazzatori. E poi non dimenticare che per la mafia esiste un rapporto particolare con la parola, ama soprattutto quella “omessa”. E non parlo solo di omertà ma di qualcosa di diffuso nella cultura popolare siciliana e di pericolosamente contagioso per tutto il Belpaese, cioè la regola per cui “la parola migliore è quella che non si dice”. Molti giornalisti in Sicilia hanno pagato con la vita per aver trasgredito questa regola. I vignettisti no, fortunatamente, ma la loro forza sta soprattutto in quello che mostrano, in qualcosa che evidentemente sfugge al controllo dei mafiosi. Un po’ come i pizzini di Provenzano che per 40 anni sono “sfuggiti” al controllo dello Stato. I politici invece sono più irritabili e ce ne sono tanti che hanno capito da tempo che una bella querela per diffamazione spesso funziona meglio di un’intimidazione di tipo mafioso.
Una risata li seppellirà?
Solo la speranza non muore mai. Speriamo che non sia solo una risata dall’oltretomba. Il piacere di continuare a prenderli per il culo, in ogni caso, non morirà mai.

“Mc Mafia”, mafia, camorra e ‘ndrangheta nella storia del fumetto
Da Dylan Dog a Don Peppe Diana, la prima mostra-racconto dei fenomeni criminali e dell’impegno contro le mafie nella produzione fumettistica dal secondo dopoguerra ad oggi
Pensata da daSud nell’ambito di #Restart Festival, la mostra sarà inaugurata martedì 22 settembre alle 18,00
In mostra anche una sezione speciale con storici oggetti appartenuti a Pio La Torre, Pippo Fava, Giovanni Spampinato, Lollò Cartisano, Vincenzo Grasso, Giuseppe Tizian, Francesco Borrelli, Rocco Gatto, Serafino Famà, Giuseppe Valarioti, Totò Speranza, Gianluca Congiusta e Massimiliano Carbone
Dalle surreali rappresentazioni del fenomeno mafioso nelle tavole di Dylan Dog alle celebri graphic novel di Becco Giallo e Round Robin Editrice sugli eroi dell’antimafia, passando per le storiche avventure dell’agente di polizia Nick Rider nella Little Italy newyorkese e per la matita di autori geniali come Gipi, Biani, Mannelli, Makkox, Natangelo, Natoli, Staino, Vincino e moltissimi altri ancora.
Apre così i battenti “Mc Mafia”: la prima mostra su mafia, camorra e ‘ndrangheta nella storia del fumetto che sarà inaugurata martedì 22 settembre 2015, alle ore 18, nelle prestigiose sale del Museo di Roma in Trastevere (Piazza di Sant’Egidio, 1/b). Pensata dall’Associazione daSud, nell’ambito di #Restart, primo festival della creatività antimafia e dei diritti che si svolgerà dal 22 al 27 settembre a Roma in occasione dei suoi dieci anni, la mostra è curata dal Museo del Fumetto di Cosenza e da Cluster. Promossa dall’Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, la mostra è inoltre realizzata con il sostegno del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Mc Mafia è uno sguardo inedito e globale sulla rappresentazione delle mafie nella produzione fumettistica che va dal secondo dopoguerra ad oggi. Un grande lavoro di ricerca che raccoglie leopere originali, 90 per la precisione, di oltre 40 autori, distanti tra loro per provenienza e stili, con l’obiettivo di mostrare come i fenomeni criminali siano stati raccontati nel corso degli anni e come è cambiato l’immaginario.
«Da sempre le mafie – spiega Luca Scornaienchi, curatore della mostra e responsabile artistico del Museo del Fumetto di Cosenza – hanno ispirato la produzione di opere culturali. È accaduto nel cinema, nella letteratura, nella musica e perfino nel fumetto. In questo senso Mc Mafia rappresenta uno sguardo inedito, una lunga sequenza di tavole, schizzi e illustrazioni originali sulle mafie e l’antimafia nella storia della letteratura disegnata».
«Mc Mafia – dichiara Cinzia Paolillo, presidente dell’Associazione daSud – è la prima straordinaria operazione di diffusione dei temi della legalità e dell’impegno contro le mafie che passa attraverso il fumetto: un linguaggio unico nel suo genere in grado di parlare a tutti e di restituire alla collettività testimonianze spesso dimenticate, diffondendo dal basso la cultura antimafia e favorendo l’incrocio di esperienze e linguaggi”.
Dalla narrativa pura al giornalismo d’inchiesta e alla satira: sono in tutto tre le sezioni in cui si divide “Mc Mafia”.
PRIMA SEZIONE
Si comincia con le strip realizzate nel secondo dopoguerra con le tavole di storici personaggi come Dylan Dog dove appaiono surreali rappresentazioni del fenomeno mafioso e si prosegue con le avventure poliziesche dell’agente della squadra omicidi della polizia di New York, Nick Rider, lo storico personaggio nato dalla matita di Claudio Nizzi che pagina dopo pagina si muove in atmosfere che ricordano quella Little Italy già narrata ne “Il Padrino” di Martin Scorsese.
SECONDA SEZIONE
Una lunga sezione, la seconda, dedicata alla satira, curata e realizzata dai giornalisti Gianpiero Caldarella e Sergio Nazzaro, ospita invece le opere di autori come Riccardo Mannelli, Natoli, Mauro Biani e Natangelo: la mafia in questi casi non è più rappresentazione del male ma racconto della realtà, cronaca del quotidiano e memoria da conservare di un tempo in cui le mafie si sono radicate nel nostro paese. In mostra anche illustrazioni e disegni che raccontano la parte più intima e più nascosta del fenomeno.
TERZA SEZIONE
La terza sezione, infine, racconta il presente attraverso l’esposizione di tavole tratte da fumetti più recenti. La maggiore attenzione rispetto alle tematiche dell’antimafia ha infatti portato molti fumettisti a mettere da parte il racconto di “padrini” e “picciotti” per disegnare vita e memorie di chi le mafie ha provato a combatterle. È così nel caso delle graphic novel pensate dall’Associazione daSud ed edite nella collana “Libeccio” di Round Robin Editrice o come nelle monografie pubblicate da Becco Giallo con fumetti dedicati alla vita di Pippo Fava, Peppino Impastato, Don Peppe Diana e altri eroi dell’antimafia.
In esposizione, oltre alle 90 tavole, anche una sezione dedicata agli oggetti appartenuti alle vittime di mafia Pio La Torre, Pippo Fava, Giovanni Spampinato, Lollò Cartisano, Vincenzo Grasso, Giuseppe Tizian, Francesco Borrelli, Rocco Gatto, Serafino Famà, Giuseppe Valarioti, Totò Speranza, Gianluca Congiusta e Massimiliano Carbone.
“Mc Mafia” resterà nelle sale del Museo di Roma in Trastevere fino all’8 novembre e proseguirà in quelle del Museo del Fumetto di Cosenza dal 4 dicembre al 14 febbraio 2016.