Non una pioggia improvvisa, un acquazzone. Una goccia alla volta, un sacchetto alla volta. Poi, di colpo, l’allagamento. E non sai come è potuto accadere. Dall’alto vedi il cassonetto che si riempie. Ma non si svuota. Giorno dopo giorno i sacchetti continuano ad accumularsi lentamente. Inesorabilmente. Uno sopra l’altro. Una goccia alla volta. Le alluvioni diventano tali dopo giorni. La signora Ester, emigrata dall’Argentina non può aprire più la finestra. Ormai i sacchetti toccano la persiana. Se c’è sole soffochi, se piove respiri. Ma scivoli. Come è scivolata Adele. I sacchetti non sono mai chiusi bene. Né sono impermeabili. I cani e i gatti si muovono in gruppi organizzati. Piano piano, goccia dopo goccia, il pomodoro si mischia allo sciroppo scaduto per la tosse. La merda del pannolino si mischia con la crema per il corpo. Il limoncello avanzato scola via dalla bottiglia e penetra nel casatiello di pasqua. Lo spaghetto alle vongole veraci striscia subdolamente nel barattolo di mais. Le lische e le teste di pesce fanno un brodetto nella lattina dell’olio per auto. Non ci sono distinzioni o razze nel sacchetto. Tutto si mischia, si fonde, si solidifica. Per poi sciogliersi lentamente alla prima pioggia, e fondersi nuovamente con la terra. Anche Pasquale con Tonino avevano caricato la macchina di sacchetti. Li avevano tenuti a casa. Non per altro: li accumulavano e alla prima gita fuori porta, li avrebbero scaricati in un altro paese. Quello proprio della gita fuori porta. I monovolume possono portare molti sacchetti. Adele non ci faceva più caso ai sacchetti tutti intorno. Con la bicicletta riusciva a scansarli come se fosse un rally. Appena ha piovuto al Sud, dove al sole fa freddo, non senti più nessun odore. Almeno riconducibile a quelli che conosci. Nel bene e nel male. Così Pasquale e Tonino. Così Adele. Solo che la gimcana non le riuscì quella volta ad Adele. Un rivoletto nero e luccicante, scivoloso e maleodorante la fece cadere dalla bicicletta, con la faccia e la bocca aperta nel rivolo di melma nero. La macchina che veniva dietro Adele sterzò al volo. Così fecero Pasquale e Tonino, solo che le loro ruote fracassarono la testa di Adele. Le grida della mamma di Adele si perdevano tra i mille e più sacchetti che aveva accumulato il campo sportivo di Mondragone. L’esercito disse che erano almeno mille tonnellate. Il giudice cerco di comprendere di chi fosse la colpa, a chi apparteneva il casatiello, o lo sciroppo scaduto. Chi aveva mangiato i babà e chi, invece aveva mangiato il pescespada. E chi dopo il caffé aveva bevuto il limoncello. Non ci fu verso di trovare un colpevole. C’era solo una lavastoviglie tra i sacchetti. Ma il numero di serie era abraso. Come per le pistole. Era rubata. Nessun colpevole tra le mille gocce. Nessun colpevole per una storia di cui nessuno ha mai saputo niente. E continua a piovere dove al sole fa freddo.
(Leconte Editore)