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L’uomo del New England

L’uomo del New England di Dino Battaglia

introduzione: B-1 o del meridiano di Battaglia

Nel 1761 l’H-3 finalmente prese la via del mare. Dopo venti anni di lavoro. Per la verità, era stato già completato nel 1759, ma la guerra dei Sette Anni stava infuriando e non si poteva rischiare di perderlo. Le acque dell’Atlantico erano teatro ormai, come la terra ferma, di una guerra mondiale. Inghilterra, Francia Russia, Prussia e tanti altri paesi erano in pieno scontro armato, su scala planetaria (dettate dalle mappe del tempo), e lo sarebbero state per sette lunghi anni, dal 1756 al 1763. Una guerra che toccò anche e soprattutto il Nord America.

Intanto l’astronomo reale inglese Bradley collaudava copie scritte delle tabelle delle distanze lunari sulle navi da guerra che pattugliavano le coste nemiche francesi. Acerrimo nemico dell’H-3, lasciò infine che partisse, con la speranza che cadesse in mani nemiche.

Tra il 1977 e il 1978 Dino Battaglia per la collana “Un uomo un’avventura” realizza due piccoli gioielli: “L’uomo della Legione” e “L’uomo del New England”. In una notte dell’anno 1757, quattro anni prima della traversata in mare dell’H-3, Cristopher Nightly sfugge ai proiettili di un rivale (d’amore o di gioco non è del tutto chiaro) in una strada di Liverpool e finisce per imbarcarsi sulla Black Star del capitano Monck.

L’H-3 percorse poca strada, e fu sostituito dal più piccolo H-4. La destinazione era la Giamaica. Nightly giunge invece a Boston.

La linea dell’equatore non è mai stato un affare complesso da definire, tutt’altra storia invece per il calcolo della longitudine. Da dove partisse il meridiano zero poteva essere una discussione squisitamente politica, ma come si calcolasse la distanza dal punto di partenza, in mare aperto, era una sfida a cui in molti partecipavano. Calcolare la longitudine era diventata la sfida principale, anche durante la guerra dei Sette Anni: le navi dovevano avere un punto di riferimento, dovevano avere uno strumento per effettuare i calcoli in maniera precisa.

John Harrison è l’uomo che ha risolto il dilemma con i suoi orologi assolutamente precisi. Con le iniziali del suo cognome, i quattro strani orologi (che battono il tempo ancora oggi) dall’H-1 all’H-4, hanno posto il punto definitivo per il calcolo dei meridiani. Una stessa parabola di ricerca sembra quindi accomunare Harrison, Nightly e Battaglia. Ognuno alla ricerca, di un punto, di una linea, di un percorso che possa scandire, definire il vivere umano, il navigare, il fumetto. Al centro l’uomo, l’avventura della conoscenza: l’ignoto di noi stessi. Battaglia come Harrison è un autodidatta che rivoluziona il proprio campo. Di Harrison rimane ancora oggi misteriosa l’incredibile capacità di costruire i primissimi orologi assolutamente precisi, senza essere un orologiaio. Battaglia è oggi unanimemente considerato uno dei maestri del fumetto italiano: senza aver mai studiato per diventarlo. In un’era di tecnologie digitali e di molte mani che tentano di riprodurre la realtà dei sogni e degli incubi, i suoi disegni tracciano ancora la linea 0 del narrare per immagini. E mentre Nightly ritrova se stesso, smarrendosi nel nord America, combattendo e lottando, sia Harrison che Battaglia pongono un punto invisibile, ma definito, da dove bisogna cominciare a calcolare se si vuole parlare di meridiani o di fumetto. Due autodidatti che si avventurano, soffrono, spingono oltre le regole costituite dell’epoca. Si incontrano in un non tempo (ma allo stesso tempo) della storia e della fantasia. Entrambi alzano lo sguardo oltre l’orizzonte. Capovolgendo la copernicana convinzione della sfericità del mondo, lo appiattiscono per eliminare i confini della ricerca. Equatore come nascita, longitudine come vita. Linee tratteggiate come di fumetto. Ma dal momento in cui tracciano il meridiano zero, nessuno potrà mai più prescindere da esso. E il nostro uomo del mondo vecchio, Nightly, si avventura nel mondo nuovo. Rinascendo. Per non farvi più ritorno. Perché una volta fissato il punto di partenza, tracciata la rotta del ritorno, la si può lasciare agli altri. Ma non agli uomini di ventura che continueranno a cercare altre linee immaginare e reali punti fermi. Anche quando non ci saranno più.

Hugo Pratt nella lunga introduzione scritta per l’Uomo del New England, riversava tutto il suo amore per i temi trattati da Battaglia, ricca di particolari storici e di fonti bibliografiche, il padre di Corto Maltese ferma il suo scritto poco prima della battaglia per distruggere  gli insediamenti Abenaki sul fiume St. Francis: “Al mia presentazione termina in quella fredda mattina dell’incipiente autunno nordamericano per lasciare posto alla storia di Dino Battaglia, bellissima per disegni e colori. Poche volte mi sono commosso di fronte a rievocazioni degli indiani del settecento. Anzi, due volte. La prima leggendo le quartine della poesia “Ticonderoga” di Robert Louis Stevenson. La seconda, guardando le tavole di Battaglia”.

(Grifo Edizioni)

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