Witness Journal 48 pubblica un fotoreportage di Jacopo Querci realizzato su una piattaforma d’estrazione offshore. Accompagno il fotoreportage con un testo.
MARE E ACCIAIO
Non busso alla vostra porta. Non vengo a proporvi un nuovo contratto per il gas. Io sono il gas, lo faccio, lo lavoro. Un turno dietro l’altro. Non siamo robot, ci piace il silenzio del mare, sospesi su pareti di cemento e acciaio. Lavoro, per tornare a casa, quando? I turni sono di settimane, mesi. Poi passa l’elicottero e voli via. Per accendere il gas a casa, le nostre mani non smettono mai di lavorare, misurare, calibrare, gli occhi osservano, controllano, le orecchie sono attente, oltre le cuffie che rendono tutto ovattato. Sono l’uomo del gas, questo dico ai miei figli. Torni presto? No, non ho nostalgia, anzi sì, ma non posso permettermela. Certe volte ti strugge il cuore, ma che puoi fare, apri la porta e ti butti nel mare? Non lavoro in un ufficio, non guido nel traffico non aspetto la metro.
Acqua tutto intorno: il mare. Per raffreddare le tubature. Solo raffreddando le tubature ad alta pressione, ti puoi scaldare a casa con il gas. Già tutto un gioco di caldo e freddo, di lavoro e nostalgia. La mia stanza, condivisa, lineare, diversamente dal mondo appena fuori: un quadro complesso di tubi che non trovano mai pace. Il silenzio che regna nelle nostre camere sorprende sempre i rari visitatori. Più profondo di quello che puoi udire in una chiesa. Già, quando lavori per mare e acciaio, il silenzio è materia più preziosa dello stesso gas. Padri di famiglia, giovani fidanzati, single, alla fine siamo soli con i nostri pensieri, stanchi da turni intensi in cui l’attenzione salva la vita e manda avanti il mondo dell’energia che non conosce soste, o credi che a mezzanotte di capodanno non si estrae, come nella notte di Pasqua? Siamo gas, e siamo uomini, siamo nostalgia, siamo impiegati in mezzo al mare e al silenzio, non siamo una poesia, o un racconto ma un lavoro che va avanti da sempre. Siamo solo abituati che tutto combaci al millimetro, anche un tubo da venti tonnellate: non possiamo permetterci il lusso di trascurare un millimetro, fino a che non arriva il prossimo elicottero. Dove? Non importa, credimi, siamo dovunque, guarda bene, appena sopra la linea dell’orizzonte.