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Castel Volturno (Einaudi): il Mattino

La scrittrice e giornalista Daniela De Crescenzo autrice del libro “Confessioni di un killer” recensisce Castel Volturno (Einaudi)

Firma: Daniela De Crescenzo

Testata: IL_MATTINO
Edizione: NAZIONALE
Data pubblicazione: 26/02/2013
Pagina: 55

«Tu ti compri la pallina di coca da Benny? E poi noi ci compriamo la casa a Dubai». È così che gira la vita a a Castel Volturno, terra di camorra, confine senza confini, prototipo di un futuro che ha già sfondato tutte le porte. E Sergio Nazzaro, giornalista, reporter e documentarista, la racconta in presa diretta attraverso il materiale giudiziario e le testimonianze dei protagonisti nel libro Castel Volturno. Reportage sulla mafia africana (Einaudi, pagg. 216, euro 17). Abadom è nigeriano, è arrivato chissà come e chissà quando sul delta del fiume, ha imparato a fare i soldi, con la droga naturalmente, e soprattutto a farli girare vorticosamente: ogni giro una moltiplicazione, ogni moltiplicazione un nuovo investimento, ogni investimento una ripulita. E così via, all’infinito. Monica è una prostituta. Arrivata nell’agrocemento ha lavorato e lavorato ed è riuscita a pagare alla madama i soldi del riscatto. A quel punto si è messa in proprio organizzando una casa d’appuntamenti. Un bordello dal volto umano, dove si comprano le donne, ma anche un pasto caldo e un bicchiere di whisky. Le prostitute che lavorano con lei si considerano fortunate. Anna ha lasciato il suo lavoro da 1400 euro e ha investito i diecimila della liquidazione nell’impresa della vita: si chiama «Made in Castelvolturno» e sforna abiti cuciti in Italia con tessuti africani. Con lei lavora un gruppo di ex prostitute. Tutte insieme e in rete con le altre aziende della legalità, cercano di fare «un pacco alla camorra» sottraendole mercato e mano d’opera. Kevin è riuscito ad arrivare in Italia attraversando l’Africa e alla fine l’ha spuntata: oggi ha un lavoro e una vita serena. Carmela e Rosy lavorano più o meno al nero in aziende made in Italy: un contratto «vero» è un sogno lontano, il quotidiano è un farsi male da sola prima che te lo facciano gli altri. Abadom, Monica, Anna, Kevin, Carmela, Rosy sono i volti di una terra maledetta che Nazzaro racconta con uno sguardo disincantato, ma lontano dalle tentazioni del sensazionalismo, e con un’attenzione sommessa alla storia delle donne che faticosamente si muovono in uno scenario da incubo. Con una sottintesa avvertenza: Castel Volturno è il futuro. Castel Volturno è l’Africa che bussa alle nostre porte e noi non abbiamo imparato a rispondere. È un’economia che conta ancora di vincere la corsa al lavoro nero quando gli altri concorrenti sono già oltre il filo del traguardo. È il traffico delle droghe che permette di svuotare le tasche di chi popola il delta e di spostare miliardi oltre confine. È l’investimento in carne umana: prostituzione minorile o traffico di organi, sono solo la nuova frontiere dei soldi accumulati. È la terra di tutti venduta dai politici in cambio di voti. Una storia, quella ricostruita da Nazzaro, nata negli anni Sessanta, quando con i soldi del boom economico la piccola borghesia napoletana si permise di sognare la casa al mare e i Coppola, che diedero il nome a un’intero villaggio, consegnarono a modico prezzo bivani in una torre di cemento. Ma chi se ne frega. In fondo «l’importante è la casa al mare, in prima fila, a goderti il sole del Sud». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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